badantiSebbene in Italia cresca il numero di persone con disabilità, si fatica a offrire un sistema di assistenza adeguato, anzi le risorse a disposizione si contraggono.
I risultati di ‘Welfare Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali’, prodotti da Censis e Unipol, indicano che la spesa sanitaria privata per la sanità e l’assistenza ha subito una battuta d’arresto nell’ultimo anno. Le famiglie hanno rinunciato a 6,9 milioni di prestazioni private e per la prima volta è diminuito il numero di assistenti familiari che lavorano nelle case con anziani non autosufficienti, 4 mila persone in meno. Non è diminuito, invece, il numero delle persone che ne hanno bisogno. Il Censis ne stima 4 milioni e le aspettative per il futuro sono di crescita: la proiezione del trend dell’invecchiamento demografico ne prevede poi 4,8 nel 2020 e 6,7 milioni nel 2040.
Per completare il quadro della situazione è utile tenere presente che secondo l’Istat la quota delle famiglie con una persona con ‘limitazioni funzionali’ è dell’11,4%.
Con l’aumento degli anziani, e con esso del numero dei non autosufficienti, le famiglie si ritrovano impreparate di fronte al problema. C’è bisogno di un salto di qualità nell’offrire risposte adeguate a un fenomeno che si estende.
D’altronde i segnali sono contrastanti: da un lato ci sono famiglie oberate e sofferenti, dall’altro un servizio sanitario nazionale che riscuote ampia fiducia – come ci dice l’Istat – ma ha liste d’attesa inaccettabili per il 75% della popolazione. Poi ancora ci sono le strutture private che presentano spesso costi elevati.
Per offrire una soluzione c’è un nodo da sciogliere sui confini tra pubblico e privato. Alcuni sostengono l’opinione di alimentare il settore privato perché è più veloce, altri sottolineano però la difficoltà di ampliare il mercato nel campo della salute perché diventerebbe più complesso garantire a tutti, soprattutto ai più poveri, le cure e l’assistenza. Sarebbe allora più opportuno investire in un sistema sanitario con un forte ruolo, attribuito al settore pubblico, di coordinamento nella gestione dei servizi e di garanzia sugli standard delle prestazioni.
Dentro il nodo, l’integrazione del welfare sanitario rimane sospesa. Facile prevedere che nell’inerzia saranno gli interessi dei primi ad averla vinta, anche se sarebbe opportuno privilegiare il diritto alle cura delle persone rispetto alle logiche di mercato, utili invece per ottimizzare i costi.