Udinese, Spal, Genoa e Chievo. Quattro partite per congedarsi ufficialmente dalla serie A. Il verdetto aritmetico è arrivato la scorsa settimana, quando il Crotone ha condannato il Benevento alla retrocessione in B con la vittoria alla Dacia Arena di Udine. Proprio i bianconeri, prossimi avversari della Strega, ora rischiano seriamente di essere risucchiati dalle sabbie mobili.

I loro 33 punti potrebbero essere pochi se paragonati ai continui ribaltoni e colpi di scena che stanno caratterizzando il torneo nei bassifondi. Il Benevento, dal suo canto, a questo campionato ha da chiedere poco sul piano della classifica ma tanto dal punto di vista morale.

La dimostrazione di affetto che i tifosi hanno dato durante tutto l’arco del torneo nonostante risultati poco positivi merita un premio particolare da riscuotere proprio nel finale di stagione. La notte di San Siro ha ripagato in parte gli sforzi di chi si è messo in viaggio fin dalla prima giornata per vivere le emozioni di un’avventura che rimarrà comunque indimenticabile. E poi c’è un privilegio da non sottovalutare: specialmente le ultime giornate – con i loro alti e bassi – ci hanno consegnato giocate da ammirare fino in fondo. Gli spunti di Djuricic, il senso della posizione di Sandro, la praticità di Diabaté, l’esperienza di Sagna, sono solo alcuni degli elementi dei quali non sappiamo se continueremo a godere anche il prossimo anno all’ombra della Dormiente. Il serbo in B, per talento e caratteristiche, sarebbe più di un valore aggiunto, ma così come l’ex Tottenham, il gigante maliano e il terzino che ha fatto la storia dell’Arsenal, potrebbe valutare proposte provenienti da club che in serie A hanno posto le proprie radici già da qualche decennio. Il Benevento è stata una cenerentola che si è fatta amare per una storia dalle mille sfaccettature e un canovaccio mai banale. Saranno anche mancati i punti, saranno anche arrivati i record negativi, ma quell’abbraccio tra squadra e tifosi dopo lo 0-3 interno con l’Atalanta resterà una delle più significative immagini della stagione.

Le lacrime di Oreste Vigorito, a San Siro, dopo la vittoria più prestigiosa della sua gestione, sono il segnale forte che dietro questa squadra c’è molto di più del semplice calcio. E’ un’emozione dal valore inestimabile. Più di un gol al novantesimo, più di una grande parata. Sono gesti di cuore che non sanciscono sconfitti ma solo vincitori. Uno su tutti: l’amore incondizionato verso la maglia e il meraviglioso territorio che rappresenta.

Francesco Carluccio per Corriere Sannita

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