Otto giornate e siamo ancora lì, in fondo alla classifica. La situazione per il Benevento e i tifosi giallorossi inizia a farsi pesante, in attesa di un punto – il primo in serie A – che tarda ad arrivare. Anche la gara di Verona, adocchiata come possibile prima occasione positiva, è andata a farsi benedire. Dopo trentasette minuti i sanniti erano già in dieci a causa dell’espulsione di Antei, una tegola pesantissima per un gruppo già falcidiato da infortuni e cattive notizie. Un colpo duro per il morale e per la tenuta mentale soprattutto se correlato a un confronto da dentro o fuori quale poteva essere quello con la compagine di Pecchia. In Serie A, dal dopoguerra ai giorni nostri, un ruolino così deprimente lo aveva confezionato solo il Venezia che nella stagione 1949-50 perse le prime otto gare del suo campionato prima di abbandonare mestamente il grande palcoscenico a fine stagione. Una sconfitta con la Fiorentina, dunque, proietterebbe il Benevento negli annali dalla porta sbagliata. Di segnali confortanti ce ne sono pochi, se si escludono i complimenti di chi apprezza la voglia di una Cenerentola a cui sembra però mancare davvero tanto per competere. A partire dall’inconsistenza in fase offensiva fino ad arrivare alle poche idee in fase di costruzione. I problemi di una rosa che stenta ad ingranare, poi, sono accentuati dal caso-portiere che ha tenuto banco immediatamente dopo il match del Bentegodi. Baroni aveva scelto Brignoli al posto di Belec, ma lo sloveno non l’ha presa bene e ha rifiutato la panchina. Così il ruolo di dodicesimo è toccato a Piscitelli, in estate a un passo dalla risoluzione e ora tornato in auge. In queste condizioni la confusione è forse un fattore inevitabile, ma bisognerebbe evitare di farsi del male da soli. Le attenuanti a Baroni di certo non mancano mai. Costretto a rinunciare sistematicamente ai suoi elementi-chiave (Ciciretti e D’Alessandro) e a turno anche a diversi difensori (da Lucioni ad Antei passando per Costa), il tecnico toscano ha dovuto inventarsi soluzioni su soluzioni che hanno però portato poca concretezza. E i tifosi, ora più che mai, si interrogano su quando potranno finalmente gioire per un risultato positivo. Si infoltisce per giunta nel borgo sannita la schiera di chi vorrebbe Armenteros titolare. C’è chi, prima del match di Verona, aveva addirittura offerto della pizza in caso di ingresso in campo e gol dello svedese. Diciannove gol in Eredivisie di certo non equivalgono a diciannove gol in serie A, ma al di là dell’ambientamento una chance dal primo minuto – con un avversario più giocabile rispetto al Napoli – gli andrebbe concessa. Nelle rare circostanze in cui è stato impiegato ha dato la sensazione di muoversi bene, ha creato un po’ di scompiglio, ha messo in difficoltà i difensori avversari. Francamente lo abbiamo visto fare a pochi altri quest’anno; è una carta che andrebbe quantomeno gettata sul tavolo. Anche perché rischio di bluffare proprio non ce n’è.

Francesco Carluccio per Corriere Sannita

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