La Uil Avellino/Benevento rende noto che il Ministero dell’Ambiente ha trasmesso al Parlamento la “Relazione sullo Stato dell’Ambiente” del nostro Paese, uno strumento completo e aggiornato sui principali indicatori del nostro territorio. Attraverso un approccio scientifico, la Relazione mette in rilievo i punti di forza, le criticità e ritardi in settori come i rifiuti, la depurazione e la qualità dell’aria, settori sui quali insistere ed intervenire per tutelare e migliorare le condizioni degli ecosistemi e preservare la salute dei cittadini.
La “Relazione sullo Stato dell’Ambiente”, a distanza di otto anni dalla precedente, si sviluppa attraverso un contesto già tratteggiato dal Documento predisposto dall’Agenzia Europea per l’Ambiente che nel suo programma “State and Outlook 2015” ha formulato una visione del futuro fino al 2050 in un’ottica di società a basse emissioni di carbonio e nel pieno sviluppo dell’economia verde.
Nonostante le politiche ambientali attuate in Europa negli ultimi 40 anni abbiano sostanzialmente mantenuto un buon funzionamento degli ecosistemi, il Ministro Galletti nella sua presentazione in aula, sottolinea che bisogna intervenire maggiormente con politiche ecosostenibili ed a lungo termine.
Facendo riferimento al tradizionale approccio DPSIR (Driving forces, Pressure, State, Impacts, Responses) che analizza come, in una Europa globalizzata, il flusso maggiore di persone, l’espansione urbana ed il cambiamento dei modelli di consumo hanno accresciuto la pressione sull’ambiente e compromesso i modelli finora adottati, la Relazione supportata dai Rapporti provenienti da numerose fonti (ISPRA-ARPA-FAO-ENEA) offre una mappa dettagliata dello stato di salute del nostro territorio, fornisce una analisi dei dati e per ogni settore elenca gli interventi legislativi obbligatori adottati e quelli ancora da adottare in previsione dei nuovi piani strategici dell’Unione Europea.
Inoltre, la Relazione individua cause ed effetti sotto ogni aspetto, da quello antropico a quello fisico e chimico tratteggiando scenari futuri possibili, dal cambiamento climatico, al dissesto idrogeologico agli elementi che contribuiscono a compromettere la biodiversità e all’adozione di nuovi interventi e strumenti di monitoraggio e di controllo, per la valorizzazione di politiche per la tutela Ambientale.
Uno strumento importante, un quadro completo e complesso di riferimento per poter agire sul nostro Capitale Naturale. Si riportanodi seguito alcuni settori che riteniamo prioritari in un’ottica di tutela della salute di noi tutti e che possono essere il volano per un rilancio dell’occupazione oltre che di tutela del nostro territorio.
• I rifiuti urbani, speciali e radioattivi: si evidenzia in questo settore un forte ritardo negli impianti, nella classificazione e nell’adozione di sistemi sia per la raccolta differenziata che nel recupero degli stessi. Il risultato che emerge è che ancora un 40% dei rifiuti finisce in discarica; si analizzano, regione per regione sulla base del rapporto ISPRA, le quantità prodotte, la gestione ed il trattamento nonché l’importazione e l’esportazione degli stessi. Un dato interessante che ci deve far riflettere: esportiamo 3,4 milioni di tonnellate (dato nazionale) verso Paesi come la Germania, alla quale affidiamo i rifiuti per lo smaltimento dell’amianto, e la Cina dove vanno i nostri rifiuti metallici, di carta, cartone e plastica. Dalla stessa Germania entrano nel nostro Paese, rifiuti, per lo più metallici, pari a 313mila tonnellate, destinati per lo più alla Lombardia. Il nostro Paese, in ritardo per l’impiantistica di smaltimento e di recupero, si priva così di una potenziale ricchezza;
La qualità dell’aria: è la maggiore criticità ambientale nonostante gli accordi sul clima e sul contenimento delle emissioni di CO2; negli ultimi 10 anni si è registrato un incremento dei livelli di inquinamento superiore a quanto disposto dalla normativa ed in previsione, l’inquinamento atmosferico è destinato a diventare, entro il 2050, la prima causa di mortalità a livello mondiale. Nel nostro Paese, pur collocandoci in una buona posizione rispetto alla media Europea, con una flessione di emissioni di CO2 riconducibile al settore industriale, sia per una buona politica di sostegno e sviluppo delle fonti rinnovabili, ma anche purtroppo, per la contrazione dovuta alla crisi economica e per la delocalizzazione delle aziende, continua ad essere critica la qualità dell’aria soprattutto nelle aree urbane e nella zona del bacino del Po. Le cause principali sono riconducibili al riscaldamento residenziale, che ha registrato un aumento negli ultimi anni, e dal trasporto urbano. Dal quadro che emerge dalla Relazione, risulta evidente la necessità di una maggiore attenzione ed un monitoraggio continuo sulla qualità dell’aria, sia l’avvio di un processo di innovazione per favorire misure di riconversione nell’edilizia residenziale e la promozione di mobilità alternativa. Le politiche per la qualità dell’aria necessitano, rileva la Relazione, di una pianificazione con altri settori come le infrastrutture dello sviluppo produttivo e degli insediamenti abitativi, altrimenti, non si potranno garantire effettive tutele ed interventi qualitativi. Al momento i piani regionali sulla qualità dell’aria ed il piano antismog adottato il 30 dicembre 2015, fra il Ministero dell’Ambiente, la Conferenza delle Regioni, le Province autonome e l’Anci, risultano solo interventi relegati all’urgenza in caso di superamento dei limiti di emissioni inquinanti;
Per la tutela delle risorse idriche la Relazione offre un’ampia riflessione sia per le vaste tematiche del settore sia per i fenomeni estremi legati al cambiamento climatico e alla struttura idrogeologica del nostro territorio. In questo settore, si evidenzia l’obbligo di agire con interventi integrati e strutturali per tutelare un bene così prezioso. L’attenzione viene posta sulla gestione della risorsa acqua puntualizzando che la gestione e la tutela non possono essere suddivise ma è necessario prevedere il coinvolgimento di tutte le parti interessate alle diverse attività, inclusi gli utenti, in modo da raggiungere entro il 2027 i parametri fissati dalle direttive europee per un buono stato di tutte le acque superficiali e sotterranee. Nel riordino del sistema idrico gli interventi sono stati vari, da ultimo nel 2016 l’istituzione di Osservatori Permanenti in ciascun distretto idrografico con il compito di mettere in atto azioni per una gestione efficiente della risorsa, in presenza di emergenze dovute a eventi meteo climatici e all’uso sostenibile in momenti critici di siccità o di scarsità idrica. Tema attualissimo che però ha fatto emergere come il rinnovato sistema di Governance non pone rimedio a criticità insite nel nostro sistema strutturale e di gestione del sistema idrico;

Il consumo del suolo: assai complesso nella sua specificità sottoposto com’è a sfruttamento urbano, agricolo, contaminato da rifiuti pericolosi e sottoposto a grave rischio idrogeologico, i dati analizzati mettono in risalto il suo stato gravemente compromesso che mette seriamente a rischio gli ecosistemi e l’equilibrio ambientale. Perdiamo ogni anno più di 1000 km quadrati di suolo per uso edilizio ed industriale e per il trasporto; bene vitale e risorsa non rinnovabile, al suolo non viene riconosciuta la stessa importanza degli altri settori ambientali e la stessa legislazione nazionale risulta inadeguata per gestire le problematiche legate a questa risorsa essenziale. Di recente è in discussione in Parlamento una proposta di legge sulla tutela del suolo, promossa anche dal Ministero dell’Ambiente, che affronta problematiche del nostro territorio molto fragile e così complesso.

“Siamo consapevoli di aver dato solo un piccolo spunto sui tanti argomenti mappati e analizzati nella Relazione del nostro Stato Ambientale – osserva Fioravante Bosco (Uil Av/Bn) – certi da sempre che buone politiche ambientali possono essere il volano per ricreare lavoro nelle nostre comunità urbane e rurali, per rinnovare e rilanciare le nostre aziende e tutelare la salute dei nostri cittadini”.