Manca ancora qualche giorno e finalmente metteremo alle spalle una delle più brutte campagne elettorali della storia. Già in passato le europee sono state utilizzate come scusa per contarsi – visto il meccanismo proporzionale – ma questa volta sono diventate la clava per uno scontro tutto casalingo. L’euro, il fiscal compact e l’integrazione sono diventati argomenti da usare per galvanizzare le tifoserie. Ma di quale futuro dare all’Europa si è parlato poco e male.

Le sfide strapaesane, come da buona tradizione italica, si sono scaricate poi in giro per le calli e i campanili. Anche nel nostro piccolo Sannio sta per arrivare il mezzogiorno di fuoco in cui incroceranno le pistole elettorali i tre veri capi della politica beneventana: Nunzia De Girolamo, Umberto Del Basso De Caro e Clemente Mastella. E mica tre personaggi da poco. Si sfidano rispettivamente il capogruppo alla Camera di Ncd, fino a poco tempo fa ministro dell’Agricoltura; il sottosegretario allo Sviluppo del Pd, che ha conquistato il governo mentre la prima scendeva da cavallo; il parlamentare europeo uscente di Fi, che torna sulla scena in prima fila mentre il suo cursus honorum sembrava essersi incagliato irrimediabilmente.

La posta in gioco infatti non sono le politiche di austerity della Merkel, ma chi comanderà in provincia di Benevento. I tre non si amano molto e dal 26 maggio dovranno tirare una riga. Un risultato troppo deludente per Nunzia potrebbe essere un colpo mortale alla sua carriera politica, già provata dalla tragicommedia Asl. Ha bisogno di un buon risultato per riuscire a tornare al centro della scena. Per Umberto, il deus ex machina attuale, l’obiettivo è confermare una presenza forte. Ma in fondo è tranquillo. Se il dato sarà troppo basso la colpa sarà degli amministratori locali e su loro si scaricheranno le fibrillazioni. Benevento in primis. Un dato in media nazionale basterà per cantare vittoria. Infine c’è Clemente, l’uomo che ha reso celebre Ceppaloni dalle Alpi a Lampedusa. Per lui la sfida vale doppia. Significa anzitutto riconquistare una carica istituzionale importante, ma soprattutto dimostrare di essere l’unico in grado di risollevare le sorti di Forza Italia e non solo nel Sannio. A differenza degli altri due è in campo con nome e cognome, quindi l’unico in grado di potersi “pesare” dopo lo spoglio. Se il risultato sarà sopra la media nazionale, ci sarà un effetto trascinamento che galvanizzerà le sue truppe e convincerà gli ultimi riottosi ad affidargli completamente la guida del partito in provincia e oltre.

C’è un solo fattore di “disturbo” nell’incrocio tra le tre pistole sannite: il risultato che porterà a casa il Movimento 5 Stelle. Non che siano preoccupati della nascita di una nuova classe dirigente, visto che il M5S nella nostra provincia non ha ancora inciso più di tanto negli equilibri di potere. Tranne in valle caudina, dove c’è per la prima volta una lista pentastellata alle comunali. I grillini sfideranno uno degli uomini più vicini a De Caro, Carmine Valentino. Se dovessero riuscire nell’impresa di non farlo rieleggere, si sentiranno scosse telluriche nei pressi del duomo. Sotto l’ala decariana sono forti le tensioni e alcuni attendono un passo falso per riaprire una battaglia interna sopita solo grazie alla nomina governativa. Il risultato assoluto del M5S sarà conteggiato come quello delle ultime politiche: notevole ma ininfluente nei confronti del potere locale. Ma se oltre ai voti attratti dai comizi eccitanti di Grillo arriverà anche una militanza strutturata, allora potrebbero aprirsi crepacci e fenomeni carsici. Si vedrà, ma per cortesia: non chiamatele europee.

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