Questa mattina, a seguito di un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Benevento, partita dopo la rapina dello scorso 10 aprile in un’abitazione di anziani a Montesarchio e la morte due settimane dopo di una delle vittime, l’83enne Giovannandrea Parente, i Carabinieri della stazione di Montesarchio hanno tratto in arresto un pluripregiudicato 49enne di Tocco Caudio. L’accusa è di rapina, omicidio preterintenzionale e porto in luogo pubblico di pistola.

L’anziano fu colpito alla testa, e poi, condotto all’ospedale Rummo di Benevento, si spense a causa di “insufficienza multiorgano in oggetto con imponenti lesioni encefaliche di natura traumatica”. Gli inquirenti avrebbero raccolto numerosi e gravi indizi di colpevolezza nei confronti del 49enne, che avrebbe agito in concorso con un 26enne di Montesarchio.

Subito dopo la rapina, le investigazioni erano state concentrate sul 26enne, ritenuto il probabile autore del reato nella casa della famiglia Parente: per questa ragione era stato raggiunto da un avviso di garanzia. Grazie ad alcune testimonianze, ad una attenta analisi del traffico telefonico delle utenze in uso agli indagati, alle intercettazioni, all’esame dei tabulati telefonici e al traffico veicolare, gli inquirenti sono riusciti a delineare la vicenda. Un lavoro meticoloso e complesso, anche a causa della totale assenza dei sistemi di videosorveglianza in tutto il territorio comunale.

Il 2 maggio scorso, però, la madre del 26enne ha denunciato la scomparsa del figlio con l’auto di sua proprietà, avvenuta nella notte. Dopo due giorni di ricerche, a Tocco Caudio le forze dell’ordine hanno scoperto in una piazzola – all’interno di un bosco – un cadavere carbonizzato, non identificato, proprio all’interno dell’auto della donna. Secondo la Procura, è “altamente probabile” che il corpo sia riconducibile al ragazzo. Per questo, al momento, non è stata richiesta alcuna misura cautelare. Per avere la certezza sull’identità, bisognerà ora attendere l’esame del dna che dovrebbe arrivare a breve ai magistrati. Le indagini successive hanno consentito di ricostruire i dettagli, la dinamica e i ruoli avuti dai due nella rapina e le cause della morte dell’83enne. Dalle dichiarazioni riportate e da una attenta analisi del traffico telefonico dei cellulari degli indagati, ma anche dall’esame dei tabulati e da altri accertamenti tecnici relativi all’auto incendiata sul Taburno, gli inquirenti sono riusciti a ricostruire i momenti successivi alla rapina. La vettura utilizzata per il raid in casa era in uso al 49enne Spitaletta ed è rimasta impantanata durante la fuga e successivamente recuperata. Il 26enne, invece, dopo il colpo aveva incontrato il complice e lo aveva informato di aver ricevuto la notifica dell’avviso di garanzia per quanto accaduto. Nell’occasione avrebbe anche chiesto del denaro per affrontare il procedimento a suo carico.

Il 49enne è stato ora trasferito presso la casa circondariale di Napoli Secondigliano. Intanto, i militari dell’Arma hanno proceduto a numerose perquisizioni domiciliari nelle Valli Caudina e Vitulanese alla ricerca di armi ed esplosivi, a seguito dei numerosi episodi criminosi sul territorio sannita.