Un processo lungo, articolato ma stimolante ha condotto il Benevento a cambiare definitivamente pelle. Se ai nastri di partenza del campionato tutti definirono quella sannita una squadra a trazione anteriore, oggi sta accadendo esattamente l’opposto.

Bucchi ha trovato l’equilibrio giusto attraverso la cura di una fase difensiva attenta a ogni particolare, facendo leva sulle individualità ma anche sul sacrificio degli esterni. La manovra non è più figlia di trame complesse, ma di intuizioni sporadiche che negli ultimi tempi stanno risultando vincenti. Il Benevento crea occasioni, ma non a raffica. Non sempre è bravo a capitalizzarle, ma quando la vena degli attaccanti appare spenta, ecco che arriva in soccorso quel pizzico di fortuna che aiuta solo gli audaci.

Le autoreti di Cistana contro il Brescia e di Micai contro la Salernitana hanno del comico, ma sono valse ben quattro punti in più in una classifica che adesso strizza l’occhio a Bucchi e alle sue convinzioni ritrovate. Quattro tiri in porta concessi agli avversari nelle ultime due uscite rappresentano un dato che sta a metà tra l’inconsistenza offensiva di Venezia e Salernitana e la robustezza di un reparto ora arricchito dall’apporto di Caldirola, ultimo baluardo nella vittoriosa trasferta dell’Arechi. Per portare definitivamente a compimento il progetto tattico, occorre una maggiore lucidità sotto porta da parte degli attaccanti, o meglio dell’attaccante principe di una Strega che ha tremendamente bisogno dei suoi gol. Si tratta, ovviamente, di Massimo Coda. La punta di Cava dei Tirreni è giunta a dieci reti in campionato, ma cinque le ha segnate dal dischetto. Tradotto: manca il feeling con il gol su azione. Il lavoro sporco al servizio della squadra, l’assistenza fornita ai compagni nel gioco di sponda e la sua fisicità, sono tutte doti a cui il Benevento non può rinunciare, ma è innegabile che dal numero nove ora ci si attendano anche gol pesanti, non solo dagli undici metri. La sua forza mentale e la capacità di perseverare inducono all’ottimismo. Hispanico non è uno che si arrende, non gli resta che dimostrare una volta per tutte che l’attaccante giusto per le ambizioni della piazza non doveva arrivare dal mercato.

Francesco Carluccio per Corriere Sannita

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