Quella squadra non c’è più, e a dirla tutta non c’è più neanche quel campionato. Sono cambiati i giocatori, praticamente tutti, e forse siamo cambiati noi. La serie A ci ha prima ammaliati e poi stretti nella sua morsa ponendoci davanti la cruda realtà dei fatti.

Eppure un anno fa quasi non ci pensavamo a ciò che sarebbe stato in caso di vittoria. Battagliavamo e basta, su ogni campo e in ogni contesto. Tra le tante partite vinte da quel Benevento se ne ricorda una ancora oggi designata come il punto di partenza verso il sogno dei sogni. La risposta, bene o male, la conosciamo tutti: Benevento-Verona 2-0,  10 settembre 2016. Giallorossi in superiorità numerica per quasi tutta la gara, gol di Falco e Ciciretti e vittoria dal sapore di serie A. Un match per certi versi storico, quello del Vigorito, che Pecchia confessò di aver metabolizzato con estrema lentezza.

Quel pomeriggio il Benevento dimostrò di poter far male con le sue armi a una squadra sulla carta più blasonata, senza dubbio favorita per la rincorsa a un preciso obiettivo. Stavolta, a più di un anno di distanza, le differenze le marca la classifica. Gli scaligeri hanno nove punti di vantaggio, il Benevento deve fare l’impossibile per sperare nella salvezza. Se quel giorno a sancire il divario era la caratura dei due organici, oggi è invece l’andamento di un campionato che per il Benevento si sta aggiustando sì, ma ancora troppo lentamente.

Occorre una serie di risultati positivi di peso che la squadra di De Zerbi ha dimostrato di poter raggiungere, ma serve soprattutto iniziare dalla sfida con il Verona, secondo “dentro o fuori” nel giro di tre settimane. I tifosi sanniti hanno ancora negli occhi il gol di Diabaté che ha castigato il Crotone ma non possono sorvolare sulle polemiche che hanno fatto seguito alla partita con l’Inter, condizionata in modo determinante dalla direzione di gara di Pairetto e dal mancato intervento di Maresca al Var in almeno due occasioni. Decisioni, tra l’altro, che causano lividi ben visibili che non si esauriscono con la sconfitta del Meazza. L’espulsione generosa di Nicolas Viola costringerą il centrocampista a dare forfait con l’Hellas nel suo momento migliore. Dall’altra parte mancherą invece Romulo, l’uomo risolutore del match di andata. La sfida perde così due possibili protagonisti ma non il fascino di un match da vincere a tutti i costi per entrambe. Per la Strega sarà una gara diversa da quella di San Siro, e a De Zerbi spetterà l’arduo compito di interpretarla al meglio tenendo conto di un avversario capace di produrre folate di un certo rilievo. Di fondamentale importanza sarebbe il pieno recupero di Sandro, faro di un centrocampo che ora sembra dipendere dai suoi piedi.

Ma ciò che stupisce di più è la crescita esponenziale di Brignola, esempio che nel calcio italiano i giovani bravi ci sono. Basta concedergli un’occasione, un’opportunità. Gol all’Olimpico e giocate illuminanti a San Siro per il classe ‘99. Se il buongiorno si vede dal mattino, il futuro è tutto suo.

Francesco Carluccio per Corriere Sannita

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