Ancora misteri sulle analisi delle acque nei pozzi privati effettuati dall’ARPAC l’11 di agosto . Abbate deve spiegare come viene sprecata l’acqua del Biferno, sufficiente per chiudere almeno due pozzi contaminati che invece sono ancora aperti.

A gennaio scorso abbiamo chiesto che gli accertamenti sulla presenza di tetracloroetilene nell’acqua servita agli abitanti della parte bassa della città fossero estesi ai pozzi privati che pescano nella stessa falda per comprendere la reale estensione dell’inquinamento. Dopo varie insistenze la Provincia e l’Arpac hanno cominciato questi accertamenti agli inizi di agosto ma i risultati tardano ad arrivare.
Agli inizi di settembre, subito dopo le nostre ennesime sollecitazioni, l’ARPAC ha reso noti i risultati degli esami effettuati sui prelievi del 6 agosto ai pozzi di Strega Alberti e Incas caffè dove è stata confermata la presenza di tetracloroetilene oltre la Soglia di Contaminazione con l’aggiunta, nel caso del pozzo dell’industria dolciaria, anche di Bromoformio e Clorodibromometano (composti Alifatici Clorurati o Alogenati cancerogeni) oltre i limite di Contaminazione.
L’11 di agosto la Provincia e l’ARPAC hanno effettuato i prelievi in altri due pozzi privati sempre nel rione Ferrovia, ma dopo quasi due mesi i risultati non vengono resi noti. Perché?
Intanto il presidente della GESESA, Luigi Abbate, conferma che per ridurre il rischio sanitario l’acqua contaminata dei pozzi di Pezzapiana servita agli abitanti della parte bassa della città, viene miscelata con quella del Biferno, ma non spiega in quale percentuale.
Per effettuare questa operazione l’acqua buonissima delle sorgenti che arriva in città da Gioia Sannita attraverso la valle telesina, può essere prelevata solo dal partitore di San Vitale e trasferita in località Ponte a Cavallo per essere immessa nella rete che dai pozzi di Pezzapiana serve i rioni Ferrovia, Libertà e Centro storico.
Dai dati ufficiali pubblicati proprio da GESESA risulta che al partitore di San Vitale vengono destinati solo 30 litri al secondo di maggiore fornitura dal Biferno che rappresenta una percentuale di miscelazione irrisoria.
Come vengono utilizzati gli altri 50 litri al secondo di acqua molisana che la Regione Campania fornisce per risolvere la crisi idrica nella parte bassa di Benevento?
Possibile che una parte consistente sia fornita per produzioni industriali a Pone Valentino attraverso il partitore di Ponticelli?
Possibile che una parte di acqua buonissima di acqua del Biferno viene inviata al serbatorio detto “Gesuiti” sulla collina della Pacevecchia e poi fatta defluire in fogna perché inutilizzata?
La maggiore fornitura di acqua dal Biferno sarebbe già sufficiente per chiudere almeno due dei tre pozzi contaminati che invece sono ancora aperti.
Abbate svolge un ruolo pubblico e quindi deve chiarire come viene sprecata la risorsa idrica pagata dai cittadini!