Un punto nelle ultime tre partite e sette gol incassati nel giro di 270 minuti. Nel Benevento c’è palesemente qualcosa che non va, e il campanello d’allarme potrebbe essere più grave del previsto. Il trittico che ha visto i giallorossi impegnati con Ascoli, Carpi e Spezia ha deluso decisamente le attese. Due volte in vantaggio, Viola e compagni si sono fatti rimontare sia al Vigorito che al Cabassi. Al Picco di La Spezia, nel recupero della decima giornata, non sono addirittura scesi in campo. Due gol subiti nel giro di meno di mezz’ora, distanze lunghe tra i reparti anche a causa di assenze importanti a centrocampo, ma soprattutto pochissime idee per aggredire la difesa dei padroni di casa. Uno spettacolo desolante e francamente inatteso per una squadra che aveva lasciato intendere – nelle prime giornate – di poter fare la voce grossa in un torneo di serie B in cui tutti si aspettavano di vederla tra le protagoniste.

Il Benevento di Bucchi sta pagando la scarsa affidabilità di una difesa perforata già 18 volte in 11 partite, con una media quasi equivalente ai due gol subiti per match. Di contro, l’attacco, ha segnato con frequenza ma distribuendo male le marcature. In parole povere, sta mancando ovunque, anche nei numeri, quell’equilibrio che per l’alta classifica è un fattore essenziale. Il Benevento visto nell’ultimo mese, tra prestazioni e risultati, non è una squadra che può ambire ai vertici e di questo va preso atto. Il prossimo, di mese, sarà invece fondamentale per capire se la rosa messa in piedi in estate vale effettivamente qualcosa di più dell’ottava posizione attualmente occupata in coabitazione con il Perugia, prossimo avversario nonché vecchia conoscenza di Cristian Bucchi.

Che la svolta per una risalita possa partire dal confronto interno con gli umbri è una speranza che culliamo con piacere, ma nella valutazione globale è insita la consapevolezza che con l’atteggiamento degli ultimi minuti di Carpi e degli interi novanta di La Spezia generalmente nessuno è mai andato lontano. Ed è lecito ricordare che il campionato è sì lungo, ma non come gli altri anni quando le squadre erano 22 e il tempo per recuperare in qualche modo lo si trovava. Ecco perché i parallelismi con la stagione di Baroni lasciano il tempo che trovano e quel punto in più vantato da questo Benevento rispetto a quello lì, a parità di partite giocate, vuol dire poco o nulla. Le ambizioni sono diverse, lo sono anche i tempi e la maturità di pubblico e società, che nel frattempo hanno toccato il paradiso del calcio con un dito. Vorrebbero riprenderselo, ma attendono segnali concreti dal campo. Senza di quelli qualsiasi discorso su potenzialità e ambizioni è destinato a restare un cumulo di parole.   

Francesco Carluccio per Corriere Sannita

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