trusioIl consigliere del Comune di Benevento Luigi Trusio, con una nota stampa, esprime il suo personale parere circa la spinosa vicenda riguardante la gestione comunale della pubblicità che, dal 2012, non riesce a trovare il giusto quadro.

“La più grande barzelletta del Pepe-bis – scrive Trusio – si nasconde dietro una sigla, il ‘PGIP’! In teoria, molto in teoria, la sigla sta per ‘Piano Generale degli Impianti Pubblicitari’ se solo di questo fantomatico strumento di regolamentazione non esistessero almeno una quindicina di versioni, nessuna delle quali ancora definitiva. E’ dagli inizi del 2012 che la Commissione Mobilità (fino al 2014 in sedute congiunte con quella Urbanistica, prima che qualche zelante ed illuminato dirigente si accorgesse che l’Urbanistica non centrava nulla), fa e disfa il Piano manco fosse la tela di Penelope. Ormai non esistono più parole per descrivere il percorso a ostacoli di cui è stato vittima il ‘PGIP’. Una situazione surreale, ai limiti del grottesco che si trascina da anni fra refusi, veti incrociati, fuoco amico, intoppi burocratici e correzioni in corsa. La verità è che intorno all’affissione sia pubblica che privata ruotano tanti, troppi interessi, e quindi nessuno ha intenzione di accelerare i tempi per interrompere il perdurare di questo stallo. Il danno erariale prodotto è macroscopico: il Comune da tempo immemore non incassa alcunché mentre c’è gente che continua a far soldi senza versare un fico secco nelle casse amministrative solo perché non vengono fissate delle regole. In città dilagano l’affissione selvaggia e l’abusivismo impunito, e del Piano nemmeno l’ombra. La cosa che lascia atterriti è che, nonostante il suddetto Piano sia stato approvato già per tre volte in Commissione (il 10 dicembre 2012, il 3 maggio 2013 quando fu messo anche all’ordine del giorno del successivo Consiglio comunale salvo poi essere ritirato, e infine l’11 ottobre 2013) ad ottobre del 2015 ancora viene palleggiato da un ufficio all’altro in attesa di chissà quale grande intuizione. Alla luce di cotanta sciatteria amministrativa e dinanzi al silenzio assordante degli organi di vigilanza finanziaria, chiunque ricopra ruoli di responsabilità ha il dovere di metterci la faccia e di spiegare alla città che fine ha fatto il Piano. Ha il dovere di spiegare su quale scrivania giace in questo momento; che cosa è stato prodotto in 4 anni e perché non viene riportato in Commissione per la quarta, e si spera definitiva, approvazione, ed eventualmente, di fare i nomi di coloro i quali si oppongono al varo del Piano stesso.”