Le ventuno firme mancanti sotto la costituzione della Conferenza d’ambito sannita e le polemiche sull’obbligatorietà dell’Ato tirano per la giacca il consigliere regionale Luca Colasanto, presidente della Commissione Ambiente. “Dopo due anni di intenso lavoro – afferma – decine di incontri e un incredibile lavoro di limatura in Commissione sulle iniziali 150 pagine, è incredibile sentire alcuni sindaci della provincia di Benevento affermare che la legge regionale sui rifiuti è calata dall’alto”.
La nascita formale dell’Ato ha visto andare in scena martedì pomeriggio a Palazzo Mosti un confronto surreale tra i rappresentanti delle amministrazioni commissione della provincia.
Uno degli argomenti che non va giù al presidente della Commissione Ambiente è proprio l’accusa del mancato coinvolgimento nella fase decisionale. “Chi dice questo – spiega Colasanto – mente sapendo di mentire. Capisco che c’è chi preferirebbe stare eternamente in gestione emergenziale, in modo da poter decidere nel proprio orticello come fare, a chi farlo fare e a che condizioni. Ma la Regione Campania, in tutte le sue espressioni politiche, ha deciso che è finito il tempo dello scarica barile. Tutto è perfettibile, ma questa legge assume un principio fondamentale: la responsabilità decisionale e operativa ricade in capo ai Comuni, ma a patto che la gestione sia votata all’efficienza e non alle clientele. Ecco perché il percorso della legge è stato accompagnato da un intenso e continuo confronto. Dal varo in agosto la Commissione Ambiente ha tenuto aperte le porte fino all’ultimo minuto utile prima del varo a fine gennaio. Non è vero che i sindaci non sono stati interpellati. Solo che quando li ho convocati non si sono presentati, a parte eccezioni che si contano sulle dita di una mano. Con il solito atteggiamento lassista si è preferito far finta di niente, puntando e sperando nel fallimento di quanto si stava facendo. Faccio notare che, al contrario dei beneventani, gli avellinesi hanno partecipato eccome alle riunioni in Commissione, ponendo quesiti e proposte. La dimostrazione di quanto questa legge sia stata aperta al confronto è nell’approvazione all’unanimità in Consiglio regionale”.
La reazione di molti sindaci era prevedibile, alla luce anche dei momenti di confronto che nei mesi passati ci sono stati e a cui la stragrande maggioranza ha fatto spallucce. Agli inizi di febbraio ci fu al Museo del Sannio un convegno dedicato proprio agli effetti della legge sui poteri decisionali e sulla filiera dei rifiuti. Oltre al presidente Colasanto c’erano il consigliere regionale Giulia Abbate e il sindaco di Benevento Fausto Pepe. Fu una serata drammatica, con una ventina di sindaci presenti e una folta rappresentanza dei lavoratori degli ex Consorzi. Questi ultimi sono tra le cause delle resistenze. La nuova norma prevede che il piano industriale dell’Ato contempli il riassorbimento di queste persone senza stipendio da anni. Dovranno essere ricollocati a lavoro distribuendoli su tutti i Comuni. In questi anni nei 78 municipi sanniti sono nati 78 sottosistemi e c’è chi teme che l’obbligo di riassorbire queste persone possa far saltare altri equilibri consolidati.
Ma non c’è solo questo. C’è chi non vuole rinunciare a gestire in autonomia gli appalti. La cosa più inquietante è che molti ancora non hanno compreso che l’Ato dovrà decidere su tasse, discariche morte, Stir e impianti da costruire ex novo.