Pubblichiamo, di seguito, la nota stampa con cui Mirko Francesca si è espresso in merito al referendum abrogativo sulle trivellazioni in mare del prossimo 17 aprile:
“Andare a votare è un diritto ed un dovere soprattutto morale. Io andrò a votare. Il mio è un appello ed un invito da cittadino a tutti i cittadini sanniti, affinché si rechino alle urne il prossimo 17 aprile (dalle 7 alle 23) e si esprimano sul quesito referendario per le trivellazioni in mare. I cittadini devono sentirsi mobilitati e parte attiva della società per poter esprimere la propria opinione su una questione cruciale per il nostro Paese, quella riguardante l’approvvigionamento energetico. E’ possibile che negli anni scorsi si sia abusato dell’istituto referendario, ma questa volta il quesito cui dovremo rispondere è di vitale importanza per tutti. Andare alle urne è un obbligo civile: il perché lo ha spiegato benissimo il Presidente della Corte Costituzionale, Paolo Grossi, quando ha dichiarato che ‘Partecipare significa essere buoni cittadini, poi ognuno è libero di farlo nel modo in cui ritiene giusto’. Noi viviamo in una democrazia e la democrazia si basa proprio sul valore che riconosce al pensiero e
all’opinione di ciascun individuo. Ognuno – ha continuato Francesca – non solo può esprimersi secondo il parere che ha maturato, ma anzi deve farlo, perché questo è l’essenza stessa della nostra civiltà occidentale. Io penso che sia un bene per tutti noi poter liberamente discutere di clima e di energia; ritengo che sia un bene che nel nostro Paese si possa discutere di temi che riguardano il nostro futuro coinvolgendo il senso di responsabilità di ogni singolo cittadino maggiorenne. Non è possibile poi, che il referendum venga invalidato per il mancato raggiungimento del quorum del 50% + 1 degli aventi diritto: uno sforzo logistico e, soprattutto, finanziario di grande portata. Lo Stato infatti spenderà circa 300 milioni di Euro per garantire a noi tutti di votare: non è pensabile che questi soldi siano stati letteralmente buttati al vento. Bastava accorpare questo referendum alle prossime amministrative di giugno per evitare sprechi. Mi dichiaro e voterò nell’urna a favore ‘No’; dico no
alle centinaia di petroliere che solcano i nostri mari, aumentando i rischi di inquinamento da idrocarburi; dico no alla chiusura di aziende del settore che andranno a cercare lavoro altrove; dico no alle importazioni dall’estero, in un momento di particolare incertezza economica. Anche il Ministro dell’Ambiente Galletti voterà ‘No’, a dimostrazione che non c’è alcun pericolo di contaminazione per il nostro territorio, a seguito di queste operazioni di ricerca di idrocarburi in mare. Non c’è disciplina di partito in questa vicenda del quesito referendario: è evidente infatti che mai come su questo tema debba porsi innanzitutto il problema della libertà di coscienza. Noi dunque dobbiamo andare al voto e votare NO perché sono in ballo molti posti di lavoro, perché non possiamo consentire che dobbiamo continuare a richiedere di usare il petrolio e i suoi derivati per muoverci, ma che queste estrazioni siano fatte solo sul suolo altrui. Non ci sono legami diretti tra l’inquinamento in mare e le
trivellazioni: basti pensare che, ad esempio, in diverse aree dell’Adriatico, tipo Pescara, è attiva un’ordinanza di divieto di balneazione, pur non essendoci alcuna piattaforma petrolifera. Ciò vuol dire – ha concluso – che in questi casi bisogna investire maggiormente sulle depurazioni ed efficientare i controlli sugli scarichi abusivi in mare. Nessuna preclusione per il turismo, basso rischio di incidenti e molti controlli per le piattaforme petrolifere presenti in Italia.”