Da quattro giorni consecutivi, un’ampia fascia del territorio di Airola non è coperta dal servizio di fornitura idrica. Stando ad una nota del prof. Mario Tirino, in cui esprime una riflessione sul grave disservizio idrico e sulla totale inadempienza delle istituzioni e dei gestori del servizio, dalle risicatissime informazioni rinvenibili, il motivo del disservizio sarebbe il furto di fili di rame necessari al sollevamento delle pompe nell’impianto del Fizzo. Sarebbe la seconda volta in pochi giorni. Per completare la beffa, proprio in questi giorni, sono giunte nelle abitazioni dei cittadini di Airola le bollette per la fornitura idrica dei mesi di luglio, agosto e settembre 2015. Eppure l’assenza idrica non è il peggio. Il peggio è l’assenza delle istituzioni, il totale abbandono a se stessi in cui sono precipitati cittadini che pagano regolarmente le tasse e contribuiscono ad un servizio, quello idrico, il cui costo è inversamente proporzionale alla qualità. Nessuna informazione è stata fornita dall’Alto Calore che, oltre a negare l’acqua, nega ogni chiarimento sull’accaduto. Altrettanto grave e censurabile il comportamento dell’Amministrazione Comunale. Non un manifesto, non un’automobile in giro per il paese, non un servizio di emergenza con autobotti, soprattutto per quei quartieri comunali completamente privi per l’intera giornata dell’acqua. Nessuna informazione è stata fornita, nessun provvedimento è stato adottato per rimediare tempestivamente all’emergenza. Nessuna parola è stata ancora pronunciata ufficialmente dal primo cittadino, Michele Napoletano, pure molto prodigo di dichiarazioni alla stampa quando si è trattato di promuovere le iniziative dell’Amministrazione. La mancanza d’acqua non è una novità per i cittadini airolani; nel periodo estivo, la pressione cala vertiginosamente costringendo i cittadini ad attendere la notte per una doccia o un bagno. Oggi pare chiaro che non solo nessuno si sia interessato ad allevare l’estremo disagio della popolazione, ma che addirittura questo disagio è peggiorato nell’ignavia generale. Sarebbe opportuno – conclude Tirino – che la Procura della Repubblica, la Magistratura, la Prefettura di Benevento e le forze dell’ordine raccogliessero le informazioni necessarie a verificare se sussista il reato di interruzione di servizio pubblico essenziale. Anche se è molto triste che, in questo Paese, persino il diritto a godere di un bene primario come l’acqua debba essere riconosciuto con le carte bollate. Se ci negano l’acqua con tanta nonchalance, possiamo solo ipotizzare quale strazio chi ci governa e chi è profumatamente pagato per offrire servizi pubblicipossano operare dei beni meno al centro dell’attenzione.
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