Dopo due ore di discussione, puntellate da interventi fiume e dalle incursioni polemiche degli ex lavoratori dei Consorzi, i Comuni sanniti hanno ritrovato l’unanimità sulla questione Ato rifiuti. La riunione convocata dal sindaco Fausto Pepe aveva l’intento di condividere una strategia rispetto alla bomba ad orologeria innescata dalla legge regionale che a gennaio ha riordinato la gestione del ciclo integrato. Convocazione arrivata dopo il documento di Buonalbergo, sottoscritto da diciotto sindaci dissidenti e sposato dal primo cittadino di Sant’Agata de’ Goti, Carmine Valentino. Il documento, illustrato all’aula da Marino Corda (sindaco di Apollosa), pone alcune questioni di diritto e di merito su cui è arrivata un’ampia convergenza. A partire proprio dal sindaco del capoluogo – presidente dell’Ato – che in un passaggio ha sottolineato che “la legge prevede persino la messa in discussione di Asia Spa e dei suoi centosessanta dipendenti; cosa che non accadrà mai”.
Al netto delle contestazioni in punta di diritto, le vere questioni su cui i sindaci punteranno il dito contro la Regione Campania sono: il riassorbimento dei lavoratori degli ex Consorzi e la bonifica delle discariche. Due questioni su cui – temono i sindaci – possano scoppiare i costi, costringendo ad un aumento della tassazione. Sul primo argomento – ha sottolineato Corda – la gran parte dei Comuni ha affidato il servizio o a propri dipendenti o a società esterne, per cui si scatenerebbe una guerra tra poveri. Sul bubbone delle discariche è stato il sindaco di Fragneto Monforte, Raffaele Caputo, a mettere il dito nella piaga. Il guerriero delle ecoballe ha rammentato a tutti, con la consueta immediatezza di linguaggio, l’enormità dei costi necessari per ripulire le colline sannite dai rifiuti dell’emergenza. Fausto Pepe ha colto al volo l’argomento e rincarato: “Se il 90% dei rifiuti sono napoletani e casertani, la Regione contribuisca almeno per il 90% alla loro rimozione”.
In sintesi i Comuni sanniti chiederanno alla Regione, in un documento unitario, di sanare il vecchio. “Non possiamo essere trattati come quelli con l’anello al naso – ha sibilato Valentino – anche se la legge è stata votata all’unanimità. Oltretutto a questo consiglio regionale resta un anno di vita”. Sulla stessa linea anche gli interventi di Alessandro Di Santo (Castelvenere) e Mena Laudato (Arpaise).
Una nota a parte merita l’intervento di Giovanni Zarro, in qualità di amministratore in scadenza della Samte. Un discorso che ha preso quasi metà della riunione e che alla fine è approdato a due proposte: far nascere l’Ato per non farsi commissariare e poi scegliere un soggetto attuatore unico. Zarro ha in sostanza sostenuto che per far funzionare l’Ambito operativamente serve una società in house come la Samte. Peccato che proprio su questa ipotesi i Comuni sanniti non hanno mai voluto cedere di un passo, preferendo l’autonomia.
Ma il ragionamento di Zarro ha fatto emergere il vero modello che i nostri sindaci hanno in mente. Brutalizzando si potrebbe spiegare così: la Regione si prenda in carico bonifiche ed ex dipendenti dei Consorzi; poi ben venga la gestione associata, ma partendo dallo status quo.