La Federazione e la Lega di A (e in subordine quella di B) dedicano ogni sforzo, anche diplomatico, per la ripartenza: la speranza è quella di poter riprendere gli allenamenti il 18 maggio per ripartire con i campionati il 6 giugno in modo da concluderli entro la fine di luglio. Lo spostamento della data dei contratti è molto indicativa. Naturalmente per la cadetteria dove si assottigliano alla luce del termine del 2 agosto fissato dall’Uefa per tutti i campionati le possibilità di ripresa, il pronti via è previsto dopo la A. Giovanni Malagò, presidente del CONI, dal suo canto ha fatto il personale punto della situazione circa la ripresa delle attività sportive nel nostro Paese: “Io faccio un ragionamento che penso sia di buonsenso: c’è una progressione. C’è un inizio, ci auguriamo il 4 di maggio. Magari si farà un discorso diviso in aree geografiche, perché ci sono dei contesti più complessi. Ma anche questo è tutto da verificare. C’è una situazione che logicamente riguarda la parte delle attività per fare movimento, qualunque esso sia, sia a livello professionistico che amatoriale. E poi c’è la pianificazione della gestione della manifestazione, dell’evento sportivo, della gara, quello è un altro discorso. Il calcio? Quello che dovevo dire l’ho detto e penso di averlo fatto anche con molto rispetto”. Il direttore del Dipartimento malattie infettive dell’ISS, Gianni Rezza, ha parlato della possibile ripartenza del calcio: “Non mi sembra che ci siano le condizioni per rischio zero. Il distanziamento sociale mi sembra scarsamente applicabile. Dal punto di vista tecnico il calcio implica il contatto diretto e quindi controlli molto stretti su un numero di persone molto ampi. L’assunto è che si gioca a porte chiuse, ma ci sono 22 giocatori in campo e ci sono almeno 200 persone che stanno intorno. I controlli da fare dovrebbero essere a cadenze molte strette, è una decisione difficile”.