no-referendumGiovedì primo dicembre, alle ore 18.00, Anpi, M5S, Scelgo No Sannio e Possibile chiuderanno la campagna referendaria. La manifestazione si terrà a Benevento, in via Meomartini, 114. Alla discussione parteciperà anche Vincenzo Baldini, docente di diritto costituzionale.

Il voto referendario si avvicina e le azioni di governo e maggioranza si intensificano, come era prevedibile. Dopo l’occupazione di stampa e televisioni, stiamo ora assistendo alle elargizioni di fine stagione: dopo i 500 euro agli insegnanti e ai diciottenni, ora siamo alla promessa di aumentare le pensioni. Intanto, però, il vero spirito di chi governa è rivelato dalla vendetta operata sui cittadini di Taranto e della Puglia: 50 milioni di euro, destinati a potenziare la rete sanitaria di una città martoriata dai veleni dell’ILVA, sono stati revocati su mandato di palazzo Chigi, che così ha inteso farla pagare al presidente della Regione Puglia, reo di votare no al referendum. Il disprezzo per chi la pensa diversamente, e agisce senza il timore di manifestare il proprio dissenso, lo abbiamo visto in tante altre occasioni, da parte soprattutto del gruppo dirigente del Partito democratico. Per questo stiamo intensificando gli sforzi in queste ultime giornate, in cui la sovraesposizione mediatica del premier non ha fatto che aumentare la confusione, a discapito della riflessione. Basti pensare alla posizione di Renzi riguardo alla sonora bocciatura della riforma Madia, operata dalla Corte costituzionale: invece di ammettere i gravi errori tecnici e politici, a danno di un settore che davvero necessita di essere cambiato, ha attaccato la stessa Corte etichettandola come “burocrazia”. Ribadiamo la nostra posizione: la sedicente riforma costituzionale aggrava i problemi del Paese e lo riporta all’Ottocento, determinando le condizioni per una imminente paralisi normativa. La proposta, inoltre, crea confusione totale tra le competenze di Camera e Senato, oltre che delle regioni, mentre la propaganda fa passare il messaggio di risparmi di spesa che invece risultano (anche a detta della Ragioneria Generale dello Stato) irrisori, quando non del tutto inventati. La sedicente riforma si accompagna ad una legge elettorale (l’Italicum) che ha peggiorato il sistema precedente, già dichiarato incostituzionale. Essa determina un restringimento complessivo della partecipazione popolare, mettendo qua e là degli specchietti per attrarre le allodole. Si tratta di un attacco voluto e orchestrato dagli istituti finanziari internazionali, i cui interessi si scontrano contro quelli del popolo italiano.

Votare no significa tenere aperta una possibilità vera di cambiamento, che deve passare attraverso le scelte strategiche, di natura economica e politica, e anche attraverso mirate modifiche costituzionali. Se sulle prime ci si può dividere, sulle seconde occorre la più vasta convergenza possibile. Dal 5 dicembre si dovrà mettere mano ad una ricomposizione sociale, dopo le divisioni causate da Renzi e dalla maggioranza.