Fioravante Bosco, segretario generale aggiunto della Uil Avellino/Benevento, nonché ufficiale del Corpo di polizia municipale di Benevento, è intervenuto all’incontro sul tema “Decoro e sicurezza urbana” organizzato dall’associazione culturale ‘Impegno civico’. “Il tema della sicurezza urbana – ha detto Bosco – è delicatissimo e davvero molto complesso. La sicurezza urbana è posta come espressione di un concetto sociologico, non giuridico, non sovrapponibile al concetto di sicurezza pubblica, perché rimanda alla dimensione cittadina ovvero alla dimensione urbana come dimensione sovraccarica di tensioni sociali. La classe politica locale è spesso sfidata da problemi irresolubili. Ma soprattutto gli amministratori locali sono privi di risorse finanziarie che servono ad affrontare concretamente le sfide della sicurezza. Un elemento formidabile di insicurezza urbana è la tensione che si crea all’interno di alcuni quartieri a rischio, ma c’è anche il problema dell’immigrazione che va affrontato a livello legislativo, e per il quale oggi purtroppo viviamo contraddizioni terribili. Sicuramente è la percezione dell’insicurezza il problema che sembra crescere all’attenzione del pubblico. I sondaggi di opinione che si ripetono nei giornali di tutta Europa dicono che crescono le preoccupazioni per la sicurezza. Rispetto agli anni ’70, in Italia gli omicidi sono nettamente diminuiti, mentre sono in aumento le rapine. Esiste un rapporto tra immigrazione irregolare e criminalità. Non siamo ancora alla semplificazione straniero uguale delinquente, ma il fenomeno non va sottovalutato affatto. Traffico di droga, prostituzione e contraffazione sono ormai ad appannaggio esclusivo della criminalità straniera. Il senso di insicurezza è perciò anche alimentato dalla crescente immigrazione clandestina. Altro fattore di insicurezza è la mancanza della certezza della pena e lo scivolamento in basso del senso civico dei cittadini.
Rispetto a tutto ciò i mezzi di contrasto non possono che essere la prevenzione e la repressione. I rischi di un prossimo aumento della criminalità in generale e la crescita delle preoccupazioni per la sicurezza pongono con urgenza il problema dei rimedi e dei loro costi. Sembrerebbe che questione criminale e questione penale siano destinate a separarsi sempre di più. Questo perché la relazione tra reato-denuncia-processo-pena e sua espiazione si interrompe in molti punti e, quando è unita, è troppo dilatata nel tempo. Allungare i tempi di prescrizione del reato significa allontanare i processi. Molti reati, soprattutto quelli economici, non vengono denunciati e, quando lo sono, gli autori restano molto spesso ignoti. Lo stesso processo penale fa fatica a compiersi in tempi rapidi. Il risultato finale è che la sanzione penale si applica alle fasce marginali della tossicodipendenza e dell’immigrazione illegale. L’efficacia del sistema penale è legata alla capacità deterrente della sanzione penale che è tanto maggiore quanto è maggiore la capacità di identificare gli autori e quanto minore è il tempo trascorso dal fatto che l’ha determinata. Si tratta di due fattori che talvolta tendono a modificarsi in peggio. Bisogna dunque ritornare ai temi classici della politica: quale ordine al presente disordine? Come governare politicamente i processi di trasformazione verso un nuovo ordine? Come rendere egemonica l’idea di un nuovo ordine? Credo che bisogna rassegnarsi poiché il tema della sicurezza ci accompagnerà per molto tempo ancora. E’ poi risaputo che il governo della sicurezza ovunque predilige la dimensione locale. Insomma: il governo della sicurezza è prevalentemente governo della sicurezza nelle città. Se la questione si pone a livello locale, a livello locale devono esistere le risorse di governo adeguate. E queste oggi in Italia non esistono. I sindaci non hanno poteri adeguati per governare i problemi della sicurezza, se non a parole. L’ipotesi della riforma federativa e quella del più ampio decentramento amministrativo a livello locale devono pertanto essere perseguite come obiettivi strategici fondamentali. Infine, il quadro delle grandi riforme, in assenza delle quali temo che ben poco si possa fare: in primis le forze di polizia. Il paese delle mille e una polizie ha una cultura poliziale di controllo del territorio da paese premoderno. Manca una polizia legittimata dal basso e alle dipendenze dei governi locali. Ed è irrisolto il problema della riforma della giustizia penale, oramai al collasso come quella civile”.