Nei giorni scorsi ha fatto particolare scalpore il caso delle carni bovine taroccate, che ha conquistato le prime pagine dei giornali e dei tg. I sequestri hanno riguardato molte città, tra cui Avellino in Campania. Ma in realtà non si trattava di “carni infette”, come ha scritto qualcuno, ma di una truffa sulla qualità del prodotto. I Nas di Perugia hanno trovato certificazioni non idonee, con il solito obiettivo di spacciare animali meticci di minor valore commerciale come carne pregiata.
A cantare vittoria però ci sono gli allevatori sanniti, che della qualità hanno fatto un marchio e un impegno etico. Lo sottolinea Nicola De Leonardis, dirigente della cooperativa San Giorgio Carni e vicepresidente regionale di Fedagri – Confcooperative.
“La provincia di Benevento – spiega De Leonardis – fa parte della ‘Reale’, l’area di produzione della carne certificata Igp, unica in tutta Italia. Nel caso di specie c’è la carne marchigiana dell’area interna della Campania, che comprende l’alto casertano, tutto il Sannio e tutta l’Irpinia. L’Indicazione Geografica Protetta ‘Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale’ è ad oggi l’unico marchio di qualità per le carni bovine fresche approvato dalla Comunità Europea per l’Italia. Ciò che ci caratterizza è la tecnica di allevamento nel pieno rispetto del benessere animale e l’utilizzo di un’alimentazione dei bovini controllata da enti terzi. Tutto a vantaggio della salute dei consumatori. Attentare a questo mondo è un crimine ancor più grande di quello riportato dai giornali e per questo Fedagri si associa alle organizzazione dei consumatori che stanno chiedendo un inasprimento delle sanzioni per questo genere di reati”.
Ma lo scossone dell’inchiesta ha dimostrato che non bisogna abbassare la guardia. “Chiediamo alla Regione Campania – conclude il vicepresidente di Fedragri – di sostenere in modo concreto la scelta che è stata fatta nei nostri territori sulla qualità della produzione, che porta con sé un valore forte in termini di occupazione nella filiera e nell’indotto. Un’occasione da non perdere è la fine della programmazione Psr 2007-2013, dove sono ancora fermi dei fondi chiesti e stanziati dalla Ue”.